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Sant Antioco: un’isola nell’isola

L’ isola di Sant Antioco, dal nome del santo patrono dell’isola,  è unita alla costa sud occidentale della Sardegna attraverso un istmo artificiale risalente ai coloni fenici e punici e da un ponte; i romani diedero un’ulteriore sistemazione testimoniata dalle strutture murarie che fiancheggiano l’attuale strada.
Nell’XI secolo avanti Cristo l’Isola doveva essere per i fenici un punto di approdo, un  “solky”, da cui il nome della città fondata fra il IX e l’VIII secolo. I romani impadronitisi della Sardegna trasformarono Solky in Sulci (nome scomparso dalla città ma che si estese a tutta la regione sud-occidentale della Sardegna.
Una ventina di torri megalitiche e un villaggio nuragico ( Grutt’acqua) testimoniano l’esistenza di uno stanziamento nuragico anteriore alla fondazione fenicia.

Basilica Sant Antioco Martire

 uno dei più importanti esempi di architettura romanica nell’Isola e principale monumento della cittadina; con la sua facciata barocca molto semplice, non lascia immaginare i tesori che conserva al suo interno
Vicino all’altare, sulla destra, il simulacro di Sant’Antioco, di carnagione scura, a indicare le origini africane del Santo e l’ingresso delle catacombe, che si estendono sotto la chiesa. Si possono ammirare una serie di camere tombali usate dai cristiani tra il II e il VII secolo, dove si evince una suddivisione in classi sociali. Qui pare si nascose San’Antioco, deportato dall’Africa del nord nell’Iglesiente per lavorare come schiavo nelle miniere.

Ipogeo

anticamente sede della necropoli punica di Sulky. La necropoli punica fu scavata tra il VI e il III secolo a. C. dai Cartaginesi. Essi sostituirono la sepoltura fenicia che prevedeva l’incinerazione del defunto con l’inumazione

 

Area archeologica

 

Museo etnografico

sorge al’interno di uno spazioso e caratteristico stabile del ‘700, completo di “lolla”, un cortile parzialmente coperto dove si svolgeva l’attività domestica della famiglia.

 

Museo del bisso

per incontrare l’ultimo maestro del bisso marino. Questo antico mestiere ha radici millenari e arriva da molto lontano. Conosciuta come la seta del mare, la tessitura del bisso marino è un’arte millenaria, un’arte di cui Chiara Vigo, maestro della seta del mare, è ultima custode. Candidata dal 2005 al patrimonio immateriale dell’Unesco, la Vigo tesse il sottile e prezioso filo della memoria di una tradizione dal valore inestimabile

Antico Laboratorio delle Arti e dei Saperi, di proprietà dei coniugi Gianni Salidu e Pinella Bullegas. Nelle sue stanze, dove lo scultore e la tessitrice lavorano con passione, è possibile osservare i due artisti al lavoro e carpire i segreti dell’intaglio su legno e della scultura su pietra e marmo, nonché contemplare l’antica arte tessile della lavorazione del tappeto a pibbionis (letteralmente “acini”).

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3 thoughts on “Sant Antioco: un’isola nell’isola”

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